L’arte conosce l’uomo forse anche meglio della scienza. Di sicuro, lo conosce da prima. Da sempre mezzo di formazione umana, l’arte è, infatti, lo strumento privilegiato per esprimere, in maniera sintetica, come, ad esempio, nel fermo immagine di un dipinto, le emozioni e quelle condizioni dello spirito che le parole faticano a raccontare. In questo senso, l’arte è la forma dell’indicibile taciuto, del non-detto e perfino del non-ancora-pensato. Con la logica, le parole e la razionalità l’uomo ha costruito le società ma non tutto può essere detto con le parole: per questo, è nell’arte che l’uomo si rifugia quando sente di dover esprimere qualcosa di più intenso e profondo. Se, infatti, le parole riuscissero a raccontare quello che proviamo, se le parole degli altri riuscissero a farci vivere l’esperienza dei loro sentimenti, allora l’arte sarebbe del tutto inutile e non ce ne sarebbe alcun bisogno. Ecco che però l’arte è il modo che l’uomo ha volutamente cercato e trovato per raccontare quello che vive intimamente, le emozioni e le sensazioni, per esprimere le quali le parole non sono sufficienti. Per questo, essa è definita unica, insostituibile e universale. Quanto più, infatti, un’opera appare unica, quanto più è universale, cioè quanto più esprime valori universali, in cui gli altri si rispecchiano, e che non sono comunicabili diversamente, tanto più è insostituibile.
Il motivo è che l’arte non si limita a rappresentare la realtà: piuttosto, la trasfigura, la trasforma.
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